Successo 20 anni fa.
A quell’epoca ero all’università ad Urbino e il padre di una mia amica, nonché ragazza del mio coinquilino, purtroppo muore a causa di un cancro.
Lei ovviamente scende in Sicilia e noi (io, il suo compagno e la mia ragazza) decidiamo di raggiungerla per il funerale.
Troviamo al volo dei treni, uno da Pesaro ad Ancona, uno da Ancona a Roma e l’ultimo fino a Messina.
Partendo in fretta e furia, il viaggio era in notturna e quindi l’ultimo treno era con le cuccette, almeno avremmo riposato.
Da Ancona a Roma, nei pressi di Orte, il nostro treno ha un guasto. Rallenta, si ferma, riparte. Tutto così fino a Roma. Morale, perdiamo la coincidenza e ci facciamo dei regionali fino a giù.
Inutile dire che siamo stati qualcosa come 18 ore in treno, senza mangiare né dormire.
Arriviamo a Reggio, traghetto, scendo…
Premessa ora: mi piace il nero.
All’epoca, capello lungo (nero), jeans, maglia nera, cappotto di pelle nera fino alle caviglie.
Vedo i finanzieri col cane che tutto voleva tranne filarmi di striscio, ma con la coda dell’occhio vedo il poliziotto che lo manda verso di me.
Guardo gli altri: “Ragazzi, voi andate io vi raggiungo”.
Ed infatti: “Scusi…può venire qui”?!
Vi risparmio il resto, con i poliziotti che cercano droga con la scusa del cane. Io che gli faccio presente che: 1) Il cane preferiva un’orchite piuttosto che avvicinarsi a me. 2) Che puzzavo di morte dopo un viaggio allucinante. 3) Che andavo ad un funerale. 4) Che gli spacciatori pensavo arrivassero in giacca e cravatta e non vestiti da straccioni.
Il giorno dopo la funzione funebre ripartiamo, arrivo ai traghetti e sento dietro di me: “Scusi…”.
Mi giro…
Gli stessi poliziotti.
Unica mia frase: “Fate sul serio”?
E loro: “Ah sei tu…si riparte? Buon viaggio”.
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