Grecia, 2013.
Non racconterò dei 10 giorni passati a Koufonissi, un’isola greca poco conosciuta e tanto sperduta dove a fine settembre gli unici a popolarla eravamo noi e qualche decina di capre.
Non racconterò che fu il regalo di compleanno per il mio fidanzato, noto “amante dei viaggi e dell’avventura” che, alla notizia di dover passare tutto quel tempo laggiù, ha cercato in tutti i modi di farsi cancellare le ferie pur di non dover venire.
Non racconterò neppure che l’isola in questione è raggiungibile solo via traghetto, un traghetto che parte da Atene solo 2 volte a settimana e che impiega 8 ore per arrivare a destinazione.
Sono qui solo per narrare che quel raro traghetto noi l’abbiamo perso proprio la mattina del rientro in Italia, quando avevamo il volo da Atene. Quel traghetto che noi vedevamo dalla nostra finestrella di quella meravigliosa casina affacciata sul porto.
“Eccolo, il traghetto, lo vedo arrivare in lontananza, vado un attimo in bagno e poi scendiamo, tanto sono 50 metri per arrivare al molo!”. Sì, come no.
A nulla è valsa la corsa con le valigie (sì, a quei tempi ancora portavo milioni di vestiti e valigie pesantissime anziché pratici zaini), che il traghetto già si allontanava nella placide acque dell’Egeo dopo aver “scaricato” quei quattro consueti passeggeri.
Uno di noi due ha iniziato a dare di matto facendo cadere rovinosamente la valigia per terra e maledicendosi per avermi dato retta. L’altro, come al solito, si crogiolava sotto al sole pensando: “Vabbè, che fa, ce ne stiamo un altro po’ qui, no?”.
Preoccupandosi per la scena da film e il capannello di gente formatosi curioso intorno a noi, ci si avvicina un signore che in un inglese stentato ci consiglia una soluzione alternativa: “Vi porto io in barca nella prossima isola dove ferma il traghetto, così lo prendete da lì e non perdete il volo da Atene!”.
Ottima soluzione, penso io. A soli 50 euro avremmo raggiunto l’altra isola, ecco trovata l’alternativa!